Tardo Autunno

Martedì 15 marzo 2016 – ORE 21:15
Notorius Rimini Cineclub propone un grande classico restaurato

TARDO AUTUNNO
(Akibyori)
regia di Yasujiro Ozu
con Yoko Tsukasa, Setsuko Hara, Mariko Okada, Keiji Sada, Miyuki Kuwano
Giappone, 1960
durata: 128 min.

Versione restaurata in lingua originale con sottotitoli in italiano

Il terzultimo film del maestro giapponese, realizzato a colori e attraversato dai toni della commedia, presenta le vicissitudini di tre amici che si occupano delle sorti di una vedova e di sua figlia, in un intreccio articolato di relazioni dove emergono le problematiche dello smarrimento culturale e del delinearsi di una nuova identità per la società giapponese.

Biglietteria: interi € 5,50 – ridotti € 4,50

Recensione MYMOVIES:

Ritrovatisi a commemorare la scomparsa dell’amico Miwa, tre uomini si preoccupano dei destini della vedova Akiko e della figlia Ayako e decidono di proporre loro dei buoni partiti affinché si sposino. Ayako, pur trovando gradevole la compagnia del pretendente Goto, si rifiuta di sposarlo per non lasciare da sola la madre. Quando però viene a sapere che anche Akiko potrebbe risposarsi, Ayako va su tutte le furie, convinta che la memoria del padre sia stata tradita.

Il terzultimo film del maestro giapponese è anche il compendio del suo ultimo periodo, quello dell’Ozu a colori, caratterizzato da toni da commedia, che ha inizio con Fiori d’equinozio. Ogni situazione, discordia, evento affrontato in Tardo autunno rimanda ad almeno un’altra opera dell’autore, così come il cast, popolato da tutti i volti che hanno contraddistinto le opere precedenti. In una sintesi dell’Ozu-pensiero, che prende le mosse da una sorta di remake di Tarda primavera del 1949, il fulcro della vicenda non può che essere rappresentato dai matrimoni, pianificati e mai realizzati, e dallo scontro tra una generazione smarrita di fronte all’occidentalizzazione esasperata e una con le idee chiare sulla propria identità e sul proprio futuro. In un ribaltamento straniante della consuetudine, sono infatti i genitori vedovi a chiedere il da farsi ai figli, in cerca di una loro approvazione. Come se i primi fossero consapevoli dei gravi errori commessi, al punto da non volerne provocare altri. Una riflessione su una generazione che ha ridotto il Giappone in frantumi esercitata da un Ozu maturo, in dubbio lui per primo – si arguisce – sulle sue stesse scelte di vita, che lo hanno portato a scegliere il celibato e a rimanere vicino alla madre. Se nel primo periodo dell’autore il matrimonio infatti conduceva all’infelicità o all’apatia, ora è il veicolo essenziale di una società sana e consapevole di mescolare elementi della tradizione e una nuova prospettiva sull’esistenza.

Ritorna la coppia trainante di attori di Viaggio a Tokyo, formata dall'”eterna vergine” Setsuko Hara e da Chishu Ryu. Ma se quest’ultimo è limitato a un ruolo di contorno, la diva dà vita alla figura archetipica di Akiko, che sceglie la solitudine e il ricordo della persona amata senza ostacolare il naturale corso degli eventi (passando qui dal ruolo della figlia in Tarda primavera a quello della madre).

Fedele a se stesso e al proprio stile consolidato nell’uso della macchina da presa, in Tardo autunno Ozu privilegia l’uso di campi vuoti, quasi a concedere allo spettatore il tempo di riflettere su quanto visto e aumentare così la sensazione di una messa in scena quasi teatrale, in cui il pubblico è destinato a svolgere un ruolo attivo di fronte alla rappresentazione in corso. Mai come in Tardo autunno, infatti, la sensazione è di assistere a una pièce e mai come qui sono evidenti le composizioni corali con cui gioca il regista-demiurgo, che predispone azioni quasi gemellari per aumentare e rendere visibile l’empatia tra i personaggi, siano essi i tre uomini che confabulano e pianificano nozze a tavolino o Akiko e Ayako, unite da un destino inscindibile.

Nella frase “La vita è semplice, sono le persone a complicarla” la sintesi essenziale dell’opera di un’esistenza e la conferma del ruolo di Tardo autunno come summa del corpus autoriale di uno dei più grandi registi di ogni tempo.

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